MARVEL IT presenta:

#53

Potrebbe quasi avere senso

(o “Questa non è una saga” Parte 3 di 5)

 

Los Angeles, California

Patsy Walker rientra nell’appartamento che non vede da diversi mesi. Una sua visita non è così strana…continua a pagare l’affitto per poter avere un posto dove rifugiarsi quando ha bisogno di staccare dalla vita da super-eroina e da abitante di New York.

La cosa un po’ meno normale…pur considerando che si tratta di Hellcat…è che ad entrare insieme a lei c’è un alieno dalla pelle marmorea ed un’armatura cremisi.

-Questa è casa mia, più o meno.

-Plsnkr slrwks – commenta lo straniero dagli occhi di fiamma azzurra guardandosi attorno.

-Così sappiamo come si dice “carino” dalle tue parti. Io sono Patsy, tu ?

Lo straniero la guarda perplesso. Ha capito che gli è stata fatta una domanda, ma non c’è possibilità di capire cosa significhi.

-Patsy – scandisce la donna, indicando se stessa più volte.

-Vryzmz ldz, kk mnw, vrr kmrsm.

-Su, capirsi con Hulk era più facile. Patsy – ripete indicando se stessa, poi lo straniero. Ripetendo il tutto altre due volte.

-Ptsy ? – chiede l’alieno, poco convinto.

-Patsy – ripete lentamente la donna indicandosi, poi indicando l’uomo del mistero con maggior enfasi.

-Torn – risponde lui indicando se stesso, per poi ripetere – Ptsy. Torn. Krmrz tgrwzy !!!

Patsy Walker sorride sinceramente, convinta che l’alieno stia facendo lo stesso sotto la stoffa cremisi che gli copre quasi tutta la testa.

-Bravo ! Almeno adesso so come chiamarti…”Torn”. Allora le sai usare le vocali, eh ?

Facendogli segno di aspettarla, Patsy si muove verso la poltrona e la indica a significare “siediti qui” e dicendo “Torn”.

L’alieno si dà un colpo sulla fronte e guarda verso l’alto, come se fosse stata lei a non capire nulla di tutta la “conversazione”.

-No no, ho capito, “Torn” sei tu – si affretta a riparare lei, indicandolo quando dice il suo nome e gesticolando come meglio può per fargli capire il concetto di “cammina verso la poltrona e siediti”.

In risposta, Torn estrae una lastra nera dalla propria armatura e gliela mostra chiedendo:

-Vrl zmrz Dctr Strng vvvb, Ptsy ?

Con una certa difficoltà, Patsy osserva il disegno nero su sfondo nero. Un dettaglio desta la sua attenzione…

-Quell’affare nell’angolo sembra la finestra del Sancta Sanctorum del Dottor Strange, ma sarebbe una coincidenza un po’ troppo…

-Dctr Strng ! – esulta Torn, avendo riconosciuto un suono che conosce.

-Dottor Strange ? Stai cercando il…Dottor…Strange ? – chiede lei, scandendo le parole.

-Dctr Strng, Ptsy, Dctr Strng – annuisce lui.

-Allora non c’è problema. Cioè, c’è un problema, perché tu non capisci una parola di quello che dico ed hai distrutto un aereo con il tuo arrivo e il Dottor Strange probabilmente non è in questa dimensione adesso, però…

-Kk mnw ! – si lamenta lui.

-Un secondo !!! – risponde Patsy, correndo verso la libreria ed affrettandosi a trovare un atlante. Quando lo ha con sé, si sbriga a cercare una mappa degli Stati Uniti e la apre sotto gli occhi di Torn.

-Torn, Patsy – dice indicando Los Angeles, continuando con un –Dottor Strange – indicando New York City.

-Wkvvv – risponde l’uomo in armatura cremisi abbassando leggermente il capo, e voltandosi per uscire dall’appartamento.

-Aspetta, dove scappi !? – si lamenta Patsy, seguendolo.

Poco dopo sono entrambi nel corridoio, a correre verso le scale che portano sul tetto.

 

La Fabbrica di Carne

In un’altissima stanza cilindrica nel sottosuolo di New York, Nottolone e la Valchiria stringono i denti e si preparano allo scontro della loro vita.

Centinaia di repliche genetiche di Miss Marvel volano verso di loro, decise ad usare la loro super-forza e le scariche di energia distruttiva che possono emettere.

-Ci serve un grido di battaglia – constata la Valchiria.

-Ci serve un miracolo – risponde Nottolone.

Una pioggia di raffiche energetiche convergono su di loro. La Valchiria le blocca con la spada, sfidando le leggi della fisica, mentre Nottolone si affida al suo jet-pack e alla propria agilità per schivarle tutte, sfidando le leggi del buon senso.

Sotto la maschera di Nottolone che gli copre le fessure che ha al posto degli occhi, Kyle Richmond riflette su quanto sta osservando.

La forma della stanza e la semplicità delle menti delle avversarie sono un vantaggio tattico ineguagliabile: moltissime repliche sbattono una contro l’altra, si sparano addosso senza volerlo, e riescono ad attaccare solo a piccoli gruppi.

Tatticamente è una vittoria garantita, pensa Nottolone preparandosi a colpire le avversarie con le armi da lancio che ha nascosto nel costume.

-Dobbiamo sgominarle prima che inizino a moltiplicarsi ! – lo avvisa la Valchiria, occupata a colpire le Miss Marvel con il lato piatto della spada.

-Siamo tatticamente morti – conclude Nottolone.

 

In uno dei livelli inferiori, il Cavaliere Nero usa la sua Lama d’Ebano per tagliare una sfera metallica che gli è stata lanciata contro. La granata emette una gran quantità di fumo, che immerge l’ex Vendicatore in mezzo secondo.

Avvolto nella nebbia, Deadpool si lancia all’attacco con le sue due spade. Il Cavaliere Nero para il colpo, evitando il calcio che il mercenario cerca di sferrare subito dopo.

-Sai cos’è che non mi piace del dover fare il cattivo della situazione ? – chiede Deadpool schivando un fendente – E’ che io devo continuare a fare minacce tipo “Adesso ti farò Nero, Cavaliere” e sembrare stupido, mentre a te basta fare un paio di battutine altrettanto sceme ed uscirne fuori come uno strafigo che-

Le spade si scontrano ancora, e Deadpool posiziona le sue lame in modo da evitare che la spada indistruttibile le spezzi.

-Dì un po’, hai mai l’impressione che nessuno ti ascolti ? Io tendo a reagire parlando ancora di più…

Deadpool si teletrasporta alle spalle del Cavaliere, cercando di colpirlo alle spalle. Inutile a dirsi, l’eroe schiva il colpo.

-Perché lavori per questa gente ? Cosa ci guadagni ? Per quanto ti paghino, non ti servirà a niente una volta rilasciato quell’esercito di Miss Marvel !!!

-Ehi, io non ti ho chiesto perché te ne vai in giro con un mantello !

Con un lampo rosa, Deadpool si teleporta alle spalle dell’eroe e gli fa perdere l’equilibrio tirando il suo mantello. Il Cavaliere Nero, sbilanciato, non può evitare che Deadpool lo colpisca con un gancio destro al casco.

Prima che possa riprendersi, Deadpool estrae una delle sue armi e fa fuoco. Un raggio stordente fa cadere a terra il Cavaliere Nero, privo di forze.

Il mercenario si ferma un attimo ad osservare la propria vittoria, ma il Cavaliere Nero è tutt’altro che sconfitto. Con uno scatto inaspettato, impugna la sua Lama d’Ebano e taglia a metà l’arma di Deadpool.

Il mercenario inizia ad impugnare le spade che ha dietro la schiena, ma viene colpito alla testa dal lato piatto della spada del Cavaliere Nero. Il colpo è abbastanza forte da scaraventarlo contro il muro.

Un colpo del genere sarebbe sufficiente a causare una blanda commozione cerebrale in un normale essere umano, ma il fattore di guarigione potenziato del mercenario chiacchierone ha già riparato buona parte del danno.

-Pessima mossa…sono parecchio sensibile quando si parla di ferite facciali ! Il mio bel faccino è già conciato abbastanza…

Mentre Deadpool è impegnato a chiacchierare, il Cavaliere Nero gli afferra la testa e la sbatte con tutta forza contro il muro. Due volte. Tre.

-Scusa, ma vado di fretta e so che puoi sopportare di peggio – si scusa l’ex Vendicatore, scappando via di corsa per i corridoi.

Deadpool solleva parte della maschera per sputare i denti che gli sono caduti, e mentre i nuovi iniziano a crescere riprende le spade.

-Dove credi di andare, principe nero ? Non abbiamo mica finito qui !!!

-Non mi interessa combattere – controbatte il Cavaliere, senza fermarsi. Una nebbia rossa esce dal suo corpo, gettandosi su Deadpool ed avvolgendolo. L’energia aliena si concentra attorno al suo petto, incidendo un simbolo sotto il costume prima di scomparire.

Eroe e nemico si fermano per fissarsi, confusi oltre ogni descrizione.

-Scommetto che fai così con tutti i mercenari che incontri…

 

Livello superiore. Un esercito di Carol Danvers volteggia nell’aria come uno sciame di lucciole crepitanti di energia aliena.

Scariche energetiche rimbalzano per tutta la struttura, incidendo marchiature a fuoco nel freddo onnipresente metallo arrugginito. La Valchiria combatte come forse mai nella sua vita immortale, ma nonostante l’immensa esperienza da guerriera si trova pur sempre a fronteggiare centinaia di donne volanti con la sua stessa forza sovrumana.

Nottolone sta volando in mezzo allo sciame con il suo jetpack, evitando le scariche ed analizzando a fondo la sua situazione.

-Questa battaglia è inutile – decide – Valchiria ! Non lasciare che nessuna di loro lasci la Fabbrica ! Non sappiamo quanto possono replicarsi !

-Tu dove hai intenzione di andare !?

-Tienile sotto terra – ordina Nottolone con voce ferma – A costo di farci crollare addosso l’intera struttura.

Spingendo al massimo la velocità del suo jetpack, Nottolone si tuffa nel passaggio sotterraneo usato da Deadpool. La Valchiria stringe i denti e la fidata Dragonfang, si lascia accerchiare dall’esercito e carica all’attacco urlando:

-Per Asgaaard !!!!

Al livello sotterraneo, Nottolone si lascia guidare dal suo senso mistico per non sbattere contro le pareti degli infiniti corridoi. Tre cloni di Miss Marvel lo inseguono; schiva le loro raffiche energetiche, e lascia la sua intera riserva di armi esplosive nella propria scia.

Attorno a lui le pareti scivolano via come un fiume in piena, e seguendo una voce che non può sentire Nottolone trova il suo bersaglio e colpisce Deadpool con un pugno a svariati chilometri orari.

Mentre il mercenario cade a terra con il collo rotto, Nottolone rallenta il più possibile per evitare di andare a sbattere contro una paratia di metallo che manaccia di ridurlo in poltiglia. Quando la lastra è scesa per metà, si rende conto di non avere abbastanza spazio per rallentare. All’ultimo istante disponibile, come gli eroi sono soliti aspettare, accelera nuovamente e scivola sotto la paratia.

Una delle ali tocca a terra, seminando scintille sul suo percorso. Il capitombolo che segue è poco piacevole, ma sopportabile. Una spada nera affonda nel metallo con un suono sordo, ed incide rapidamente una porta che cade a terra con un calcio del Cavaliere Nero.

-Che ci fai qui ? – chiede.

-Ti salvo la vita – risponde Nottolone esaminando il danno all’ala – Penso di poter essere più utile qui che in uno scontro tra centinaia di donne che possono lanciarsi addosso intere case.

-Grazie, ma non ho bisogno di essere…uh ?

Una nebbia rossa avvolge Nottolone, raccogliendosi attorno al pugno che ha steso Deadpool ed incidendo un simbolo sotto il guanto prima di sparire.

-La cosa comincia a darmi un po’ sui nervi – commenta il Cavaliere Nero.

-Quale cosa ?

 

Los Angeles, California

Un uomo in armatura cremisi cammina pesantemente sul tetto di un palazzo piuttosto anonimo, guardandosi attorno con arroganza. Tutto quello che vede sembra ancora più alieno di quanto è giusto che sia. C’è un sole stranamente giallo e caldo all’orizzonte che lo irrita, ed i suoi occhi di fiamma azzurra si stringono sul panorama.

La mano destra afferra l’elsa nera e cremisi che porta al fianco, e sguaina la spada con fierezza. La lama è rossa, di una lucentezza da far male allo sguardo. Scariche elettriche di fiamme cremisi le danzano attorno, crepitando suoni alieni. La mano guantata si stringe sull’impugnatura.

Patsy Walker arriva adesso, mentre lo straniero che conosce come Torn fende l’aria con la spada.

Un taglio netto sanguina nell’aria, come se la lama avesse lacerato qualcosa di profondo. Un secondo taglio, e a mezz’aria si forma una X di energia rossa.

Un terzo fendente taglia la X in orizzontale, dove i primi due tagli si incrociano.

All’improvviso, vento. Abbastanza forte da costringere Hellcat ad usare gli artigli di mani e piedi per restare ancorata al tetto e non precipitare verso il simbolo inciso nell’aria. Torn fa roteare la spada sulla propria testa, resistendo con fatica al vortice.

-Nooo…non starai per fare quello che penso, vero ?

Lo fa. Un quarto fendente taglia la X in verticale.

La velocità del vento aumenta di dieci volte al secondo, strappando cemento vetro vernice legno Hellcat porte finestre armadi frigoriferi poltrone…

In un vortice di follia cremisi, gli ultimi tre piani del palazzo vengono ridotti in briciole e precipitano…precipitano…precipitano…

 

Galassia Shi’ar

All’interno di una piccola nave spaziale, una donna seduta al posto di comando sta controllando la distesa di stelle che ha davanti.

-Novità con i sensori, Katar ?

Dall’altra parte della stanza, un uomo sta verificando le informazioni che passano rapidamente su uno schermo olografico. Confuso, si passa una mano tra le piume che ha in testa.

-Ancora niente per il segnale della galassia di Y’torp. E’ semplicemente uscito dal raggio dei sensori.

-Non essere stupido, Katar, sono solo quanti…dieci miliardi di anni-luce ? Non mi importa se il Sigillo è finito nella Zona Negativa o nelle discariche di Skrullos IV, non possiamo averlo perso e basta !

-Senti, Shayera, non è colpa mia okay ? E’ come se fosse fuori dallo spazio-tempo.

-Anche noi lo siamo, no ? Probabilmente è solo un’interferenza. Magari qualche buontempone si è messo ad uccidere il padre prima di essere…

La donna non conclude la frase, notando quanto si sia alzata la luminosità della stanza. E guarda fuori dalla navicella, spaventata.

-Aspetta ! Il segnale si è riattivato. Dovrei riuscire a localizzarlo abbastanza facilmente.

-Non importa, Katar, penso che il Sigillo abbia trovato noi…

Davanti alla navicella, un uomo in fiamme se ne sta con le braccia conserte e lo sguardo severo. Alle sue spalle galleggia una staffa le cui estremità emettono fuoco cosmico. Sulla sua fronte, mascherato dal fuoco, è appena visibile un simbolo geometrico.

Firelord non sembra vedere gli occupanti della navicella, piuttosto…sta guardando attraverso loro.

-Sfasamento temporale – comunica telepaticamente – Bel trucchetto. Non riesco a vedervi perché siete qualche decimo di secondo nel futuro rispetto a me, vero ? Invisibili e intangibili, per chi non ha il Potere Cosmico. Ora, se avete una nave del genere saprete sicuramente come scomparire senza che io riesca a prendervi… ma non ci proverei, se fossi in voi. Vorrei ricordarvi che una fiammata di… diciamo trenta milioni di gradi ? Non vi lascerebbe andare via interi.

-Sta bluffando, Shayera.

-E’ un Araldo di Galactus. Quello ha bisogno di un bluff come di un accendino.

La nave si aggiusta al tempo di Firelord, diventando visibile e tangibile. L’essere cosmico passa attraverso una paratia fondendola con la sua fiamma stellare e ricomponendone le molecole con il suo Potere Cosmico.

Katar estrae un’arma, o almeno ci prova perché la sua pelle brucia al suo contatto. Si lancia contro Firelord cercando di iniziare uno scontro fisico, ma tutto ciò che ottiene è di essere sollevato da terra con una sola mano. Gli occhi di Firelord bruciano con particolare intensità.

-Tecnologia molto interessante. Troppo avanzata anche per degli Shi’ar come voi. Che state facendo ?

-La nostra è una missione di ricerca…come sei risalito a noi ? Cosa sai dei Sigilli ?

-“Sigilli” ?

-Non cercare di bluffare ! Ne hai uno sulla tua fronte !

-Questo ? L’ho ottenuto sconfiggendo un assassino. Lavorava per voi ? A questa distanza ?

Sempre tenendo Katar sollevato da terra, Firelord si avvicina agli schermi olografici e ne studia le mappe stellari.

-Si direbbe che seguiate otto fonti di energia. Una è qui con voi, ed immagino di essere io. Questa galassia non la conosco…queste sono dimensioni alternative… e questo ? Tre segnali da un unico sistema stellare ? Dove l’ho già…

Sotto i suoi occhi confusi ed infuocati, tutto inizia a perdere consistenza e a diventare trasparente. Firelord si guarda attorno, per voltarsi verso la donna.

-La prossima volta che cerchi di fermare una nave temporale pensa prima al pilota, fiammifero.

Prima che l’ex Araldo abbia deciso come comportarsi, l’intera nave attorno a lui è sparita nei flussi del tempo.

-Conosco quel sistema stellare – pensa – E’ il sistema di Titano e di…coso…il pianeta dei Vendicatori…la Terra, sì.

 

Fabbrica di Carne

Una pioggia di scariche energetiche gialle si abbatte sulla Valchiria, ormai troppo esausta per pararle tutte con la sua spada. Una mezza dozzina di Carol Danvers giacciono a terra prive di sensi, ma decine o centinaia volano davanti a lei.

-Immagino…che nessuna di voi…abbia mai sentito parlare di…time-out, vero ? – prende fiato l’asgardiana, esausta.

L’energia nella stanza aumenta a livelli impensabili, quando una potenza di fuoco in grado di livellare una montagna si prepara ad essere rilasciata.

La Valchiria ripensa al Valhalla… ed osserva una ferita rossa nell’aria.

I cloni sono altrettanto sbalorditi. Una seconda ferita, ed una X rossa inizia a pulsare a mezz’aria.

Le loro menti pre-programmate non hanno una risposta per un evento del genere. E come sempre succede in questi casi, l’unico istinto ad essere più veloce di tutti gli altri è “se ti prende di sorpresa, reagisci”.

Tutti i cloni volano verso la X, che è appena stata tagliata in orizzontale da un’altra linea rossa. Un vento molto forte inizi a ad uscire dal taglio, rendendo i cloni ancora più curiosi. La quarta linea rossa scatena il caos.

C’è un’esplosione talmente veloce da non emettere un suono. Lo spazio-tempo sanguina riducendo in atomi decine e decine di donne pressoché indistruttibili nell’arco di mezzo secondo.

Il cambiamento di pressione è così rapido e devastante da spezzare l’enorme colonna di metallo che sostiene l’alta stanza cilindrica.

Il taglio sputa con sdegno una serie di oggetti, scagliati in direzioni casuali. Uno di essi ha forme femminili avvolte in un costume giallo e blu, e va casualmente a scagliarsi addosso alla Valchiria.

L’asgardiana si guarda attorno senza capire nulla, se non il fatto che centinaia di tonnellate le stanno per cadere sulla testa.

-Hellcat !? Per la barba di…l’occhio di…oh, al diavolo.

Con lucida disperazione, la Valchiria corre verso l’unica uscita che conosce: il passaggio sotterraneo già usato dai suoi compagni di squadra. E fa appena in tempo a saltarvi dentro portando con sé una Hellcat priva di sensi, prima che l’enorme colonna rischi di schiacciarla.

Dopo l’impensabile frastuono, il silenzio. Degli stivali cremisi calpestano la colonna.

Una lama rossa…

 

Nottolone e il Cavaliere Nero stanno correndo verso una direzione non meglio precisata, evitando le macerie che stanno cominciando a cadere ovunque.

-Qualunque cosa sia successa là sopra, farà crollare tutta questa sottostruttura – spiega Nottolone – Urla troppo per resistere a lungo.

-Può anche essere stata una bomba atomica per quel che mi interessa. Sei sicuro di aver individuato Carol ?

-Abbastanza. Comincio a credere che il mio “senso sonar” mi faccia ascoltare ben più che i suoni…da questa parte.

Senza chiedere altre spiegazioni, il Cavaliere Nero taglia la parete che gli è stata indicata, ed inizia a fabbricarsi una porta.

Qualcosa di verdastro ed oleoso cola dal soffitto, accumulandosi alle loro spalle e crescendo in una persona. Quando si voltano, è già una donna di colore dai capelli grigi in una tuta organica verdastra.

-Cosa credete di fare voi due ?

-Chi sei ? Che posto è questo ? Cosa vuoi da Carol !?

-La Direttrice, la Fabbrica di Carne, il mondo. Altre domande ?

-Sì, hai idea di quanti modi esistono per renderti inoffensiva ? – chiede Nottolone, lanciando contro la donna un oggetto dalla forma stilizzata di volatile, che la avvolge in una rete di fili metallici.

La Direttrice torna al suo stato protoplasmatico quanto basta perché la rete le scivoli attraverso, e si scinde in due donne identiche.

-Moltissimi, ma nessuno alla portata di voi due – rispondono le donne simultaneamente, prima di lanciarsi all’attacco.

Ovviamente, i due super-eroi navigati riescono immediatamente ad avere la meglio su due donne di mezz’età. Che però diventano subito quattro donne di mezz’età.

-Odio quando succede – commenta Nottolone.

Tutto il piano trema pesantemente; su qualunque cosa appoggi l’intera struttura, sta rapidamente raggiungendo il limite.

-Non abbiamo tempo per questo – decide il Cavaliere Nero, finendo di aprirsi la porta.

Dall’altra parte, un lampo rosa ed un pugno guantato di rosso.

-Tesoooooro, sono a caaasa ! Ho portato le cartucce esplosive che ti piacciono tanto ! – saluta Deadpool, facendo fuoco verso i due super-eroi.

I due eroi sono abbastanza esperti nello schivare i colpi, però, ed i proiettili esplosivi colpiscono solo la Direttrice e le sue copie.

-Uh-oh. Potrei essere licenziato per questo.

Un cazzotto ben assestato distrae Deadpool quanto basta perché Nottolone e il Cavaliere Nero passino oltre. La Direttrice riforma il suo corpo, e la prima cosa che fa è sbraitare un ordine:

-Deadpool ! Raggiungi la Matrice 17 e teletrasportala fuori prima che la Fabbrica venga distrutta !

-Uh…senza offesa, vecchia rincoglionita, ma a che ti serve ancora la sventola bionda se hai già preso il suo DNA ?

-Imbecille, ti sei ricordato che le mie creazioni hanno un arco vitale limitato ? Ho bisogno di quel corpo !

-Oookay…ammetto che è una buona scusa, l’ho usata anch’io in passato…non che al giudice abbia fatto troppo effetto.

 

Il Cavaliere Nero stringe con forza la spada, non perché si aspetti un’altra battaglia ma perché questa stanza gli mette i brividi.

Alle pareti, una dozzina di involucri semitrasparenti, chiaramente organici. Alcuni contengono donne in avanzato stadio di decomposizione, altre scheletri, in un caso qualcosa di simile a un feto. Sulla base di ogni capsula, una scritta…Matrice-7, Matrice-8, Matrice-9…

Le capsule sono incastrate in ammassi di carne e vene e gelatine disgustose, in un complicato sistema organico. Tutto in quella stanza è organico, pareti pulsanti di fluidi corporei comprese.

-Eccola – indica Nottolone, anche se chiaramente non ha occhi.

Il Cavaliere Nero si avvicina alla capsula denominata Matrice-17, che contiene qualcosa di familiare…Carol Danvers, Miss Marvel. Sua moglie.

Con una delicatezza ed una convinzione senza pari, taglia il rivestimento organico della capsula e lascia uscire il liquido verdastro.

Carol esce con le sue sole forze, tossendo con forza per espellere il liquido dai propri polmoni. E’ avvolta nella stessa tuta organica di tutte le creazioni della Fabbrica di Carne.

-Bleah. Una volta fuori di qui, non uscirò dalla vasca da bagno per anni.

-Tutto bene ? – chiede il Cavaliere.

-E me lo chiedi dopo aver visto dove mi avevano rinchiusa !?

-Scusa. Pessimo momento. Vogliamo scappare ?

-Un attimo – li interrompe Nottolone – Come facciamo a sapere che sia la vera Carol e non un suo clone ?

I due Difensori lo guardano con sguardo perplesso, al quale l’uomo senza occhi risponde alzando le spalle.

-Era così per dire…

Un’esplosione, molto vicina. Un’altra. Ripensandoci, sembrano più muri che crollano…

E infatti lo sono. La Valchiria abbatte uno dei muri organici con un colpo della sua spada, tenendo una Hellcat svenuta su una spalla.

-Dobbiamo andarcene, adesso – ordina – Sta per crollare tutto !

-E tu come facevi a sapere dove trovarci ? – chiede il Cavaliere Nero.

-Ho letto il cartello con le indicazioni al piano di sopra.

-“Sensi mistici”, eh ? – prosegue il Cavaliere, guardando verso Nottolone che “guarda” in un’altra direzione.

-Non guardare me, sono cieco.

-Sarebbe il caso di rimandare le discussioni a dopo aver trovato una via di uscita che non preveda centinaia di tonnellate di detriti cadenti – constata la Valchiria - A quanto sembra Hellcat deve aver trovato una via d’entrata, ma non sembra troppo in forma per rivelarcela.

-Ed io non posso aprire un passaggio verso l’esterno – rivela Carol, che sta cercando invano di lanciare una scarica energetica verso il soffitto – Sono pesantemente a secco di energia, qui.

-Bene bene bene – si introduce Deadpool, riponendo le armi ed indicando la propria cintura – Immagino che ora dareste chissà che cosa per avere un sistema di teletrasporto, vero ?

I quattro Difensori coscienti lo osservano con disgusto e divertimento, che sono poi le due principali reazioni che Deadpool tende a suscitare.

 

Periferia di New York City, qualunque cosa voglia dire.

Una vecchia fabbrica abbandonata crolla su se stessa senza motivi apparenti. C’è un gran frastuono, una grossa nube di polvere, e poco altro.

Poco dopo, un lampo rosa lampeggia ripetutamente. Sei persone appaiono e scompaiono in pochi secondi, prima di decidersi a materializzarsi.

-E’ fatta ! E’ fatta ! Sono riuscito a palpare TRE super-eroine in contemporanea…ora posso morire felice !!!

-Serve una mano ? – ringhiano Carol e la Valchiria, anche per supplire alla mancata risposta di una Hellcat sempre priva di conoscenza.

-Eep ! Spiacente occhi dolci, ma non sono il tipo da relazione seria. T-t-t-that’s all, folks !

Deadpool preme il pulsante sulla sua cintura, sorridendo sotto la maschera. Invece di un lampo rosa, scintille e rumori buffi.

-Ma guarda. Allora è vero, “Non bagnare, usare su più di due persone alla volta o dargli da mangiare dopo mezzanotte: rischio sovraccarico !”

-Sovraccarica questo – risponde Carol, assestando un pugno in faccia perfettamente eseguito e stendendolo a terra.

-Un tempo, tagliargli la testa o altre appendici sarebbe stato perfettamente legale – riflette la Valchiria.

-Non è troppo tardi per trasferire il gruppo in Texas – risponde Carol.

-Ci serve decisamente vivo per rispondere ad un bel po’ di domande – interrompe il Cavaliere Nero – Ancora non sappiamo niente della Fabbrica di Carne.

-Ehm – si fa notare Nottolone, mostrando agli altri una capsula che ha nascosto sotto il mantello: contiene un feto avvolto in liquido verdastro.

-Mi piace quell’enfasi su “ancora”, sai ?

 

Dall’altra parte della colonna di fumo e polvere che era la Fabbrica di Carne.

Nascosto dalle macerie, un crepaccio. Un taglio perfetto che scende nelle profondità della base distrutta, ancora illuminato da un raro bagliore rossastro.

Un guanto cremisi afferra il terreno. Due occhi di fiamma azzurra escono dal sottosuolo, e la lama rossa crepita di energia.

 

CONTINUA